Nuove attivazioni registrate soprattutto in Lombardia (+11,2%), nella provincia di Trento (+9,7%) e in Sardegna (+8,6%). Viceversa, valori in calo in Puglia (-7,7%), Veneto (-4,3%) e Molise (-3,1%)
È online, sul sito del dipartimento delle Finanze, il report delle nuove partite Iva aperte nel terzo trimestre del 2023. Complessivamente sono state 97.145 le neonate attivazioni, con un aumento del 2,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dal consueto aggiornamento dei dati elaborato dall’Osservatorio sulle partite Iva e riportato nella sintesi disponibile in rete.
La natura giuridica delle nuove partite Iva mette al primo posto le persone fisiche artefici del 70% delle attivazioni, la metà di queste sono state richiesta da giovani fino a 35 anni. Seguono da lontano le società di capitali, con il 22% del totale, in fondo le società di persone che non superano il 2,7 per cento.
I “non residenti” (soprattutto società di commercio online) e quella delle “altre forme giuridiche”, rappresentano complessivamente il 5,3% del totale delle nuove aperture. Il confronto con il terzo trimestre del 2022 mostra che le persone fisiche (+3,2%) e le società di capitali (+4%), registrano un moderato incremento mentre scendono le rimanenti forme giuridiche.
Il focus sulla ripartizione geografica, evidenzia che quasi la metà delle richieste sono arrivate dalle regioni del Nord, che ottengono il 49,2% del totale, seguono il Sud e le Isole, con il 29,3%, sul terzo gradino del podio il Centro con il 21,1 per cento.
Gli aumenti maggiori si sono registrati in Lombardia (+11,2%), nella provincia di Trento (+9,7%) e in Sardegna (+8,6%). Viceversa, valori in calo soprattutto in Puglia (-7,7%), Veneto (-4,3%) e Molise (-3,1%).
Nessuna sorpresa dall’analisi sull’andamento per settore produttivo. Il commercio continua a essere il comparto più vivace, con il 19,2% del totale delle neonate partite Iva, seguito dalle attività professionali (16,4%) e dall’edilizia (10,1%). Rispetto allo stesso trimestre del 2022, i maggiori incrementi si notano nell’istruzione (+128,3%), alloggio e ristorazione (+10,6%) e nei servizi residuali (+7,6%). Richieste in calo, invece, soprattutto nei settori dell’agricoltura (-21,8%), attività manifatturiere (-8,8%) e commercio (-2%).
Nulla di nuovo anche nella ripartizione per genere delle persone fisiche. Come di consueto le nuove aperture sono state richieste in prevalenza dagli uomini (61%). La metà del totale è stata attribuita a giovani fino a 35 anni e il 31% a persone con età compresa tra i 36 e i 50 anni. L’aumento è generalizzato per tutte le fasce di età rispetto al trimestre luglio-settembre 2022, ma più evidente per la classe 36-50 anni (+5,7%).
Prendendo in considerazione il Paese di nascita è emerso che il 22,2% dei nuovi avvii sono stati conferiti a soggetti nati all’estero, in linea con quanto registrato nello stesso periodo del 2022.
Infine, 48.192 dei nuovi arrivati, pari al 49,6% del totale, hanno aderito al regime fiscale forfetario.
Fonte: fiscoetasse.com